A casa, bollito.

Ritorno in bus notturno, dormicchio scomodo fino a Bologna, col mio povero vicino sovrappeso che sonnecchia anche lui borbottando incastrato tra lo schienale anteriore e il finestrino. Ancora treno da Bologna a casa.   La mattina dopo mi addormento e dormo per quasi due giorni di fila, dimenticando il bucato bagnato in lavatrice. E sogno

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Al Faro di Santa Maria di Leuca: più in là non si può.

Su e giù per gli sterrati, non mancano tanti chilometri ma il percorso si complica un po’.Passo nelle strade bianche della via  Francigena per evitare le auto ma come un buon pellegrino trovo ancora la mulattiera sbarrata, i rovi e gli ulivi bruciati. Quasi un monito: la strada non è ancora finita… Scendo, cammino, spingo,

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Polignano, Monopoli , Ostuni. Tanti turisti, chilometri, e ulivi.

Bari è bella, almeno vista per due giorni dal lungomare, tra monumenti, popizze e vicoletti, con la gente tutta intorno. Quando riparto, alla periferia di Bari spariscono però ciclabili e posti pittoreschi Pare che questi siano posti pescosi, a giudicare e dai negozi di pesce che si susseguono e dai camion refrigerati che mi sorpassano.

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Barletta, Trani, Bari: bianco, azzurro e i colori della gente.

Dopo la pedalata di ieri in campagna le gambe sono di ricotta sono uno zombie. Non sfrutto l’offerta della spiaggia privata con sabbia nera e mi ributtò tra le campagne. Di nuovo uliveti con i sacchetti di plastica dei rifiuti buttati ai lati della strada e della ciclabile.Vado piano piano, penso che spostarsi pedalando lenti

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