23 luglio
Colazione luculliana, imbosco anche un paio di panini per il pranzo.
E poi via. Passo Montesilvano e Pescara, con una bella pista ciclabile che attraversa la città seguendo la costa, attraverso ponti spettacolari sui vari fiumi che sfociano in mare, tutto piatto.
Poi all’improvviso la mia guida dal telefono (bike Gpx) mi porta davanti ad un salitone.
Continuo a seguire le auto dei bagnanti parcheggiate sul lungomare, ma piano piano la strada diventa una salita seria.
Impreco, sono interdetto, salgo lento, lento, lento, quasi fermo fino ad un poggio isolato.
La strada sembra andare verso l’interno. Dove sono finito?. Poi un discesone rinfrescante mi riporta sul lungomare, su una super ciclabile piena di indicazioni. Sono ad Ortona e mi ritrovo davanti il primo degli anelati trabocchi.
Qui non c’è spiaggia: la ciclabile corre sul bordo del mare sulla massicciata che un tempo ospitava la ferrovia.
Mi fermo a parlare con un pescatore / locandiere, seduti sul suo pontile.
I trabocchi sono luoghi strani. D’ inverno con le reti appoggiate sul fondo del mare pescano, “e anche tanto” dice.
D’ estate con le reti sollevate a richiamo dei viandanti, ci fanno gli aperitivi, e tanti.
I turisti al posto dei pesci.
Mare pulitissimo, ma sassi e scogli. Poco adatti a un disabile che deve camminare per raddrizzarsi la schiena. Risalgo in bici senza borsa e arrivo fino a Torino di Sangro marina, su questa ciclabile da favola. Vorrei proseguire fino alla riserva naturale di Punta Aderici, che dicono bellissima. Ma la ciclabile è interrotta , meglio fermarsi e non esagerare.
Cena con pizza al taglio e polipo e patate Takeaway ante litteram, con giro serale ai trabocchi. Romantico si, ma ho di nuovo le luci scariche, come al ritorno da Ravenna
Mi faccio luce col cellulare.
Come ciclo viaggiatore sono ancora davvero un pivello.