25 giugno ‘23
Torno a Venezia, prendo il vaporetto per il Lido e saluto con la mano i turisti accatastati in Piazza San Marco. Un altro traghettino e sono a Pellestrina, lingua di terra colorata, piena di barche di pescatori veri, dove c’è una festa del Tombolo, il ricamo dei merletti veneziani.
Poi un nuovo traghetto fino a Chioggia: sono bei posti, pedalo lungo l’Adige, ma fa caldo e il sedere non è molto abituato alla sella.
Oggi la tappa si fa più spessa: in Polesine mi imbatto in un ponte interrotto. Devo tornare indietro e allungare la strada.
Telefono scarico e powerbank inutilizzabile mi complicano un po’ il pomeriggio. Pedalo pensando al prossimo paesino, alla ricerca di bar, prese elettriche, acqua e birrette fresche di conforto.
Arrivo quasi all’ imbrunire: troppi km, stanchezza e fame. Una lezione da imparare
All’ agriturismo Ca Vecia, al bosco della Mesola mi aspettano una coppia di anziani cordialissimi dalla parlata romagnola. Mi riprometto di fare le foto alle persone belle che incontro, ma sono cotto. Ceno a base di prugne, offerte dalla signora dalla parlata romagnola e il fisico da “rezdora” e dormo come un sasso.
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