La stagione dello sci sta finendo e ho tenuto duro fino ad
ora.
Ma poi ho visto le ultime gare in TV ho sentito
i miei amici mentre erano in montagna sotto la neve , e così nell’unico giorno di brutto tempo di tutto questo primo
inverno del mio nuovo corso , carico gli scarponi e le racchette e amminicoli
vari e parto per Praly, ridente località di valdesi, e giornalieri economici.
MMM Accidenti: … ho ceduto alla tentazione.
rischio, lo so, può
essere una cazzata.
Diciamo che col senno di poi mi è andata bene.
Con un semi accordo con il mio amico Paolo , lo
raggiungo in montagna.
Da sola comunque la voglia di provare non basta
Intanto bisogna riuscire a mettere gli scarponi,
che non sono mai stati così rigidi come oggi.
Il piede si tuffa dentro verticale come faceva
con le onde del mare e non riesco a fargli prendere la forma della scarpetta.
Spingo deformo tiro sudo riprovo infilo,
riprovo. Sudo eppure fa freddo.
Provo con l’altro, magari va meglio.
Niente.
Ok ragioniamo. lo scarpone non si deforma .
Ma oltre al piede e allo scarpone cosa c’è che
posso modificare?
L’unico elemento in mezzo sono le calze.
Spesse, forse troppo.
Mah proviamo a cambiarle: Mollo tutto e corro a
comprare dei calzini sottili, i più fini che hanno
Ritorno velocemente (no, non di corsa), riapro,
deformo comprimo il piede che si, ha i geloni ma mica è insensibile, poveretto…
Poi qualcosa si muove nel verso giusto, la caviglia accenna a
girarsi verso la punta della scarpetta. Si può fare.
Intanto arriva il mio amico al quale mi presento pronto e
grondante sudore nonostante nevichi e ci sia la nebbia.
Aiutato da Paolo che
divarica al massimo lo scarpone, infilo
anche l’altro piede, il più cadente, deformando a forza anche lui .
Uff. Primo ostacolo superato..
Ho scelto la peggior giornata di tutta la stagione.
Ma ormai siamo qui qua e si va
Saliamo In seggiovia.
Non controllo tanto bene gli sci neanche qui, ma per fortuna
riesco a scendere senza danni.
Provo a fare le prime: curve: la testa sa cosa
deve fare ma i piedi e le anche non lo ascoltano per niente
Di andare a spazzaneve non se ne parla, le anche
sono inchiodate e non riesco a divaricare le gambe.
Di condurre per bene con gli sci paralleli nemmeno: neanche i
piedi mi seguono.
Riesco a completare due o tre curve quasi derapando, ma poi devo decidermi.
Si tratta di scendere dall’unica pista praticabile, perché
nevica troppo e in alto hanno chiuso gli impianti. Però la pista dura 20 minuti in condizioni normali.
Mi fermo penso per
cinque minuti veri, eterni. Paolo mi guarda in silenzio e io anche . Rinuncio,
troppo rischio
Salgo a con gli sci in spalla e imprecò così
tanto che i ragazzi della seggiovia mi urlano dietro. Il mio amico, anche lui
in odore di santità, mi segue ancora con malcelato religioso silenzio. Io sono
un cafone imbruttito dalla rabbia.
Mangiamo un panino e ragioniamo.
Scendiamo seduti in seggiovia e Paolo suggerisce di provare
col baby. Un saggio oltre che un santo. Risaliamo in auto,
cambiamo pista.
Per guidare ho il bel vantaggio di non dover
usare i piedi, così guido con gli scarponi e in un attimo siamo al baby.
Lo affronto come fosse una pista nera con la
massima pendenza. Mi guardano male anche i bambini.
E a scendere sono davvero imbarazzante.
Prima panico, poi mezzo panico poi mezza
confidenza e poi pian piano ricominciando dalle basi, da zero, ri-imparo a portare lo sci più o meno dove voglio io, con la testra che asseconda i limiti delle gambe e dell’
equilibrio.
“Sogni, ci provi, ti
piace, ripeti” come scrive la mia amica Monica Nanetti.
Dopo quattro baby sono super stanco è super felice, di essere
riuscito di nuovo e di non aver soprattutto combinato guai. Ho la sensazione di
essere stato non del tutto cosciente, però…,