Dopo la pedalata di ieri in campagna le gambe sono di ricotta sono uno zombie. Non sfrutto l’offerta della spiaggia privata con sabbia nera e mi ributtò tra le campagne. Di nuovo uliveti con i sacchetti di plastica dei rifiuti buttati ai lati della strada e della ciclabile.
Vado piano piano, penso che spostarsi pedalando lenti permetta di osservare un sacco di particolari: i fichi che maturano, i formicai più grossi, i gatti, il fronte e il retro dei monumenti, i contadini che raccolgono la verdura, i mercatari all’ ombra, coi banchi colorati.
A piedi sarebbe forse tutto troppo lento e con un’auto con un motore forse tutto troppo veloce. Questa è la velocità ideale per un trisabile curioso e pigro.
Ritorno verso il mare alla spiaggia della Fiumara, alla periferia di Barletta.
Semplice, autentica.
Sarà perché è domenica ma è interessante vedere la gente del posto che apparecchia le tavolate in spiaggia, sulla sabbia ora non nera, con i vigili urbani che regolano il parcheggio selvaggio.
Qui non esiste “lungomare”. Lungo il mare c’è una stradina, ma nulla di più.
La spiaggia è lunga, il mare è docile e le villette sulla costa non sono altro che le baracche dei contadini che coltivano i meloni lì dietro, un po’ agghindate coi fiori di plastica.
Mi faccio fare una foto di rito davanti al castello Svevo di Barletta, con scatto a cura di un sedicente giornalista sportivo locale e poi sgambetto verso Trani, con la cattedrale sul lungomare piena di turisti.
Incontro tre turiste appassionati di cicloturismo, che mi fermano attratte dalla Matcha color the verde.
Mi gonfio come un pavone. Poi mi rituffo subito nell’ umiltà quando guardo quanto manca ancora a Bari, la prossima tappa.
Attraverso Molfetta e Giovinazzo, posti tranquilli, bianchi bianchi, con la pietra leccese del selciato che sembra lucidata con la cera.
Ho paura di scivolare con le mie ruotine, rallento ancora di più… Poi arrivo nella zona dell’aeroporto di Bari Palese.
Qui c’è il B&B, come al solito in zona periferica. Mollo tutto, anche la bici e in pullman col portafoglio nelle mutande vado a passeggiare per Bari vecchia, che ha un gran bel fascino.
Mi godo la gente del posto che prende il fresco seduta fuori casa sul lungomare o sulle mura o nei vicoli. E’ bello vedere la commistione tranquilla e naturale ( pare a me) tra i turisti che passeggiano accaldati e le signore locali adagiate sulle loro sedioline.
Cena con un cartoccio di tipiche “scagliuzze” di polenta. Mi fermo anche io a gustare il tramonto sulle panchine in riva al mare, di fianco alle signore che discutono in dialetto stretto.
Vecchi, giovani, turisti, local, abili, disabili e Trisabili, tutti a respirare l’aria fresca della sera.
Barletta, Trani, Bari.
Bianco-azzurro e i colori della gente